Quando hai perso le speranze, usa il Problem Solving Strategico
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“Un metodo scientifico per risolvere i problemi della vita?? Suvvia, siamo seri! I miei problemi li conosco solo io, e le ho provate tutte. E se non li ho risolti fino ad ora, vuol dire semplicemente che la soluzione non c’è!”
In effetti non siamo abituati ad abbinare il concetto di “metodo scientifico” a quello di “risoluzione dei problemi della vita”. Nel nostro ideale i problemi si risolvono così come ci viene sul momento: col buon senso, la pazienza, qualche arrabbiatura e tanta buona volontà.
Eppure, in barba a tutto ciò che hai sempre dato per scontato, c’è uno psicologo e psicoterapeuta italiano che ha ideato un modello definito di “Problem Solving Strategico”. In sostanza è un metodo analitico, lineare, che alterna creatività a rigore logico, e consente di trovare soluzioni originali a problemi che altrimenti continuerebbero ad assillarti.
L’ideatore del metodo è Giorgio Nardone, fondatore del Centro di Terapia Strategica di Arezzo e professore di spicco della scuola di Palo Alto in California.
Ecco in pratica come funziona.
Problem Solving Strategico: definiamo problema e obiettivo
Non importa di che natura sia il tuo problema: che riguardi relazioni, professione, paure, stati d’animo o persino fobie, il metodo è lo stesso, e funziona!
Il primo passo è identificare il problema in maniera precisa ed oggettiva, guardandolo da prospettive differenti. Per farlo ti consiglio di scrivere. Prendi il tuo diario, pagina bianca. Titolo: “Problema X”.
Descrivi il problema in 3 o 4 righe: cosa accade esattamente, quando succede, sotto quali condizioni, con la presenza di chi, in quali casi ti sei sentito a tuo agio e quando invece no, quanto ti influenza l’ambiente intorno, cosa accentua la tua paura, e così via. Sii preciso e dettagliato, in particolare sul “cosa” avviene.
Ora prova a riguardare lo stesso problema con gli occhi di almeno 3 persone che conosci, e che sai essere diversi da te. Immedesimati nei loro panni, e descrivi il problema esattamente come hai fatto prima.
Questo passaggio ci serve per limitare l’effetto del il cosiddetto “autoinganno”, ovvero la tendenza naturale che tutti abbiamo a leggere la realtà alla luce di ciò che conferma le nostre idee e sensazioni.
“Il Genio non è altro che la capacità di guardare la realtà da prospettive non ordinarie”
(W. James)
Compreso a fondo il problema, passiamo a delineare l’obiettivo. Per farlo, scrivi quali sono i cambiamenti concreti che indicano che il problema è stato risolto. Può sembrare banale, ma invece è una fase di cruciale importanza: cosa deve accadere perché tu sia certo che il problema è stato superato? Cosa ti dà la conferma che hai raggiunto la soluzione?
Analizzare le tentate soluzioni
In questa fase prendiamo in esame tutte le soluzioni che fino ad oggi hai messo in atto nel vano tentativo di risolvere il problema. Prova a ricordare tutte le opzioni che hai provato, tutte le soluzioni possibili, dall’origine del problema ad oggi.
È importante prendere coscienza che tutti i tentativi fallimentari che hai messo in atto rafforzano il problema, ovvero la convinzione di non riuscire a superarlo.
Subito dopo, dobbiamo riconoscere quali soluzioni hanno funzionato, seppur parzialmente, e quali invece hanno indotto maggiormente il fallimento.
Questo ci consente di focalizzare la nostra attenzione sugli elementi che possono funzionare, seppur parzialmente.
Tecnica del “come peggiorare”
Se volessi peggiorare ulteriormente la situazione cosa dovresti fare? Come potresti aggravare il problema?
Rilevando ciò che è fallimentare, in automatico crei in te la repulsione verso queste azioni. Inoltre cercando soluzioni peggiorative, hai la possibilità di stimolare quel processo creativo che, a causa dell’ansia o delle tue convinzioni, non riesci a sviluppare pensando alle soluzioni positive del problema.
Scenario oltre il problema
Se domani per incanto avessi risolto il problema, come staresti? Come cambieresti una volta raggiunto il tuo obiettivo? Come cambierebbe la tua vita, il tuo livello di sicurezza e di soddisfazione?
Questo esercizio ci consente di definire come vorremmo che fosse la realtà ideale e ci permette anche di capire come si comporterebbe il me stesso senza quel dato problema.
A volte si ottengono risultati incredibili quando si approccia al problema come se fosse già risolto.
È il concetto che abbiamo visto nel post “rimedi psico-fisiologici per non essere più imbranato”: la visione su di me (mi sento imbranato) mi mette in uno stato emotivo e fisiologico coerente (da imbranato), quindi agirò in base a questo (da imbranato), quindi mi auto-confermerò di essere così (imbranato). Il circolo vizioso si supera cambiando l’idea che si ha di sé, ovvero pensandosi come se il problema non esistesse.
La tattica dei piccoli passi
Approcciare un problema volendolo risolvere di colpo o sperando in risultati immediati è un errore. Lo ammetto, sono anche io tra i molti a soffrire della sindrome del “voglio tutto e subito”, e ogni volta ne pago le conseguenze.
Per risolvere i problemi che la vita ci pone davanti è fondamentale partire dai primi, piccolissimi passi. Non puoi pensare di fare una maratona se è la prima volta che corri. Però puoi decidere di partire oggi stesso e fare i tuoi primi 500 metri. Poi punterai al kilometro, e poi ai due, e così via. Un passo alla volta, con i giusti tempi, purché si parta.
La tecnica dello scalatore
Se vuoi scalare una montagna dovrai programmare il tuo percorso a partire dall’arrivo. “Parti dalla fine” è proprio una delle “7 regole per avere successo” di Steven Covey.
Allo stesso modo, se vuoi superare un problema devi partire dal risultato che desideri. Percorrendo il tragitto a ritroso, definisci i micro-obiettivi intermedi di cui hai bisogno per raggiungere la tua vetta, fino ad arrivare alla partenza (il tuo stato attuale).
Il miglioramento continuo
Iniziato il processo di risoluzione del problema, raffina gli strumenti, la tecnica e le decisioni man mano che procedi. Affronta i problemi e i micro-obiettivi uno alla volta, senza aver fretta di risolvere.
Per facilitare la comprensione del processo di Problem Solving Strategico, ho descritto un esempio pratico che lo sviluppa dall’inizio alla fine. Ho preso un tema caro a molti lettori: la paura di esporsi e relazionare in pubblico. Clicca qui per visualizzare l’esempio pratico.
Conclusione
Con la tecnica del Problem Solving Strategico, il Prof. Nardone ha aiutato migliaia di persone nel superare i limiti più disparati, da una cattiva leadership sul lavoro agli attacchi di panico, dai disturbi alimentari alla paura di essere rifiutati.
Questo è un processo ormai testato e ri-testato per trovare nuove soluzioni a problemi quotidiani che risiedono nell’ambito del proprio miglioramento personale.
Prova ad applicarlo veramente, e vedrai, ti sarà di enorme aiuto!
Alla prossima settimana!
Ciao
Luca
Approfondimenti
– Il libro “Problem Solving Strategico da Tasca”, di G. Nardone. Immediato, semplice, con numerosi esempi pratici di grande utilità, sia per il business che per la tua crescita personale.
– Esempio di applicazione di Problem Solving Strategico
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