Come gestire le emozioni al meglio per migliorare la propria vita
Lettura 7 minuti
Uno degli aspetti più grandiosi della nostra umanità è la capacità di gestire le emozioni.
Per la verità, già la sola capacità di provare emozioni è di per sé una cosa grandiosa. Dalla madre ancestrale di tutte le emozioni, la paura, fino alla più moderna e raffinata gratitudine, ogni giorno, in ogni momento, sono le emozioni a dirigere i nostri pensieri e guidare la nostra vita.
Ma allora, se hanno un’importanza così cruciale nella nostra vita, tutti noi dovremmo essere bravi nel gestirle, nel dominarle, e dovremmo saperle utilizzare al meglio per vivere come desideriamo.
Ma è proprio così? Qualcuno ci ha insegnato come fare? Siamo davvero capaci di gestire correttamente le nostre emozioni?
In questo articolo ti mostrerò le 3 modalità di gestione delle emozioni con cui moltissima gente, in maniera inconsapevole, si rovina la vita.
Partiamo da chi comanda!
Chi comanda, io o l’emozione?
Chi ha letto l’articolo sulle “Reazioni Irrazionali” sa che nei millenni la natura ha dotato il nostro cervello prima di un Tronco Celebrale per la gestione delle funzioni vegetative, poi di un Sistema Limbico, sede delle emozioni.
Le emozioni permettono agli animali di salvarsi dalle situazioni di pericolo, tramite la paura, di prepararsi all’attacco ad una preda, tramite l’allerta, e così via.
In particolare è nell’Amigdala, parte del Sistema Limbico, che si generano le emozioni più ancestrali quali paura, attenzione, ira, ovvero tutte quelle legate alla nostra sopravvivenza.
Nei millenni seguenti, un passetto alla volta, siamo stati dotati di Neocorteccia, la sede della razionalità e del linguaggio. È qui che risiede la nostra capacità di riconoscere lo stato emotivo in cui siamo.
Ora. L’Amigdala è connessa con gli organi di senso tramite un canale preferenziale. Quindi se senti uno sparo improvviso vicino a te salti via come un grillo, i tuoi muscoli si contraggono, la noradrenalina e l’adrenalina ti fanno salire l’attenzione alle stelle, così come accelera il battito cardiaco per predisporti alla fuga. Tutto questo avviene senza chiederti il permesso: è automatico, immediato, irrazionale.
Tuttavia grazie all’intervento della Neocorteccia che segue di pochi millisecondi quello dell’Amigdala, puoi imparare a decidere razionalmente come reagire negli istanti che seguono.
Morale: le emozioni si generano da sole in base agli eventi, ma negli istanti successivi abbiamo un margine per gestirle e decidere razionalmente la reazione ideale.
Quali sono allora le modalità di reazione più diffuse? Vediamoli insieme.
I 3 metodi peggiori per gestire le emozioni
L’approccio di noi umani davanti alle emozioni quotidiane si può racchiudere in quattro categorie.
Tre di queste sono le più diffuse, e sono anche quelle che rovinano o limitano la qualità della nostra esistenza.
Ecco quali sono.
- Evitamento
Tutti desideriamo evitare le emozioni negative. Ma alcuni di noi ne hanno davvero paura. Ecco perché molte persone evitano qualunque situazione che abbia anche solo il potenziale di farle soffrire.
Limitano le relazioni, evitano le novità, rimangono legati al lavoro di sempre, alle persone di sempre, al divano ed alla TV di sempre. Restano fedeli alla propria routine e alla propria zona di comfort, perdendo continuamente opportunità di migliorarsi, di evolvere e migliorare il proprio stato di felicità e soddisfazione. L’obiettivo utopico sarebbe non fare cose che possano fargli provare emozioni, pena il rischio di soffrire.
Sono quindi persone che odiano il rischio di provare emozioni negative, e per evitarlo, di fatto, limitano tutta la loro vita, precludendosi anche la possibilità di vivere situazioni piacevoli.
- Negazione
È il tentativo di disassociarsi da sé stessi, sminuendo il valore dell’emozione che si prova.
Davanti ad un dolore, sono quelli che pensano o dicono “tutto sommato non sto soffrendo poi così tanto”.
Il problema è che mentre pensano o dicono queste parole, in realtà stanno bruciando dentro.
Continuano a rimuginare su quanto le cose siano orribili, le situazioni stressanti, le persone ingiuste. C’è una parte di loro che sminuisce il problema, mentre l’altra, più profonda, che intensifica il dolore e la tristezza.
La verità è che più sminuiamo le emozioni, più queste si intensificano. Come in una pentola a pressione, più trattieni più male ti fai.
- Alleanza col dolore
Alcune persone, piuttosto che evitare o gestire le emozioni negative, preferiscono allearsi con esse.
Nella pratica, poter dimostrare di aver superato una sventura, vissuto un evento negativo, o combattuto con qualcosa di terrificante, diventa per loro come un “distintivo del coraggio”, una conferma del loro valore e della loro unicità, una soluzione per acquisire l’attenzione e la compassione di chi li circonda.
Ecco perché sovente queste persone tendono ad intensificare gli eventi negativi, facendoli diventare più dolorosi e pesanti di quanto effettivamente non siano.
Sono quelli che vivono la vita come una continua lotta, come una battaglia quotidiana, consumati da un “male superiore” onnipresente. Male che spesso è inesistente agli occhi degli altri, e che di fatto esprime il gran bisogno di importanza della persona.
Inutile dire che questo è una gestione delle emozioni che va del tutto evitata, perché si può tramutare facilmente in una sorta di profezia auto-avverante, che porterà la persona a ricercare inconsciamente soluzioni per soffrire.
Ciò che accomuna queste tre modalità per gestire le emozioni è lo scarso livello di analisi delle emozioni che proviamo. È una “gestione emotiva delle emozioni” (scusa il gioco di parole) invece che essere razionale e ponderata.
Ti sei rivisto in uno di questi tre metodi per gestire le emozioni?
Non preoccuparti! Esiste una soluzione.
Il modo migliore per gestire le emozioni
Il modo migliore per gestire le emozioni è quello di riuscire a trattarle come un segnale, una sorta di “messaggio in codice” che il tuo cervello ti manda per dimostrarti qualcosa e per richiede una tua reazione.
Per riuscire ad ottenere questo è necessario un allenamento costante di estraniazione da sé, per prendere coscienza di ciò che proviamo e per valutare razionalmente quale reazione sia più appropriata alla situazione che stiamo vivendo.
Ad esempio, se anche tu ogni tanto ti ritrovi a scorrere la tua pagina Facebook come un ebete, scrollando compulsivamente i fatti degli altri, potresti decidere di porre l’attenzione sull’emozione che stai provando in quel preciso momento. Molto probabilmente scopriresti di provare un mix tra noia, defocalizzazione e tristezza, emozioni tipiche delle attività passive.
Se mentre scrolli riesci a fare questa analisi, avrai guadagnato la consapevolezza che quella modalità di interazione con Facebook non è per te costruttiva.
Quindi potresti decidere di cambiare il tuo approccio, scrivendo un messaggio privato ad un amico, o cercando informazioni che davvero ti interessano. O magari spegni tutto e leggi un libro.
Quindi il processo ideale è questo:
- Input: individuo l’emozione che provo (es. senso di noia e apatia)
- Analisi: capisco cosa mi vuole dire quella emozione (“questa cosa non mi serve”, oppure “desidero qualcosa di meglio per me stesso”, o anche “sto lasciando che Facebook decida cosa devo vedere e che emozioni devo provare”, oppure ancora “sto perdendo tempo invece che investirlo in qualcosa di utile”).
- Reazione: definisco l’azione da compiere (es. cambio approccio o faccio altro).
Avere occhio vigile sulle proprie emozioni ed analizzarle nel dettaglio è l’unico metodo sano e costruttivo per costruire un mattoncino al giorno la propria soddisfazione.
Perché la tua mente ogni giorno ti manda infiniti segnali per dirti ciò che la fa star bene.
Sta a te coglierli, interpretarli ed agire di conseguenza.
Il tocco in più
Ci sono molte situazioni in cui non abbiamo la prontezza di fermare il tempo, analizzare ciò che proviamo e decidere come reagire. Molto spesso viene tutto automatico, e non possiamo farci niente.
Tuttavia uno dei più grandi aiuti che io metto in atto per la mia crescita personale è la regola dei 90 secondi.
Ogni volta che reagisci male ad una situazione, o quando ti senti deluso e demotivato, datti 90 secondi di pausa.
Chiudi gli occhi, reimmergiti nella situazione che ti ha generato questo stato di malessere e prova a riguardarla con occhio analitico. Cosa provi esattamente, come si chiama quella emozione, cosa vuole dirti, di cosa avresti bisogno per non provarla?
Analizzandola a posteriori, senza giudizio, impari passo dopo passo a conoscerti meglio, a capire ciò che ti fa schizzare, ciò che produce dolore, ciò ti fa stare bene, come dovresti comportarti nel caso in cui quella data situazione dovesse ricapitare.
Bastano 90 secondi, e la prossima volta sarai più pronto e consapevole.
Ora tocca a te: che metodo di gestione delle emozioni utilizzi? Riesci ad analizzarle dall’esterno? Rispondi nei commenti!
A presto
Luca
Approfondimenti
- Un libro bellissimo, che contiene anche un piano dettagliato e pragmatico per riconoscere e gestire le proprie emozioni: “Awaken the Giant Within” di Antony Robbins
- Un lavoro interessante su come gestire le emozioni in età adulta.
- Controllare le emozioni indesiderate
Leave a Reply