Perché risolvere invece che giudicare
Lettura 5 minuti
Chiariamoci subito: ci sono delle cose oggettivamente impossibili.
Ciò che è palese agli occhi di tutti non può essere confutato. È lì, è vero, è reale: è impossibile!
Ad esempio, anche se tu fossi un ottimo scultore, diciamo Michelangelo, non puoi prendere un pezzo di marmo di seconda scelta, fragile, pieno di fori e fenditure, per giunta già parzialmente scolpito da altri artisti, e tirarci fuori…chessò, il David! Non scherziamo. Quel pezzo di marmo è stato letteralmente abbandonato da Agostino di Duccio e Antonio Rossellino, due Mastri Scultori di grande esperienza e fama nazionale. Che futuro potrà mai avere nelle mani di un giovane scultore 25enne!?
E non è questione di percezioni o senso comune: è la Scienza a dirlo! Alcune cose sono im-pos-si-bi-li!
Per esempio: come può mai la Terra girare intorno al Sole!? Ci sono fior fior di fisici e padri della filosofia che hanno capito che la Terra, in quanto opera di Dio, non può che essere al centro dell’universo! Non vorrai mica credere a quell’eretico di Galileo Galilei che vuol sostenere il contrario!? Ah già, e non dimenticare che la Terra è piatta, e se superi le colonne d’Ercole cadi giù dal pianeta e muori!
Accettare l’impossibile
A distanza di secoli è facile accettare che nella storia ci siano stati dei cambi di prospettiva anche importanti.
Quando ormai la scienza e l’opinione pubblica convergono su una posizione, e quando noi stessi siamo nati e cresciuti nella convinzione che qualcosa sia vero ed inconfutabile, ci risulta ovvio che le convinzioni di un tempo fossero errate.
Il problema è riuscire ad ammettere ed accettare la caducità delle nostre posizioni e delle nostre convinzioni attuali.
Perché se è vero, come lo è, che le nostre convinzioni influenzano le nostre azioni, allora tutto ciò che crediamo vero può determinare larga parte del nostro presente e del nostro futuro.
Se sei intimamente convinto che il David abiti già dentro quel blocco di marmo e che il tuo compito sia solo quello di togliere il materiale in eccesso, beh, avrai poco da contestare sulla qualità della pietra.
Forse ci vuole un po’ di follia.
Forse a volte serve la capacità di abbandonare i propri schemi e le proprie certezze per lasciarsi ispirare dall’intuito.
Magari serve il coraggio di guardare ciò che appare irrealizzabile con gli occhi di chi vuole realizzarlo, superando l’ansia del fallimento, che è la palla al piede della creatività.
Magari invece serve chiedersi “Ma è proprio così?! Cosa mi dice che non può esserci una visione alternativa? Cosa mi dà la garanzia che ho veramente provato tutte le strade?”
A volte semplicemente basta essere onesti con sé stessi e riconoscere che qualche paura ci sta frenando. Paura di sbagliare, paura di non sentirci adeguati, paura di uscire da quegli schemi che sono come la coperta calda in una mattina gelida, comoda prigione che non ci fa uscire dal letto per vivere la vita. (Se vuoi, scopri cosa ti blocca con il test degli intraprendenti)
Allora è la paura da curare, non l’avversità. E’ la convinzione da modificare, non la situazione. Magari non è proprio davvero “impossibile”, ma semplicemente “diversamente-possibile”.
“Tutti sanno che una cosa è impossibile da realizzare,
finché arriva uno sprovveduto che non lo sa e la inventa.”
A. Einstein
Risolutori invece che giudici
Julio Velasco è uno dei più grandi allenatori di pallavolo che si conosca.
In 3 minuti riesce a spiegare perfettamente come può cambiare il nostro atteggiamento davanti ad un’insidia che ci rende la vita “impossibile”.
Nella vita dobbiamo essere risolutori, non giudici.
Affermare che qualcosa è impossibile solo per non affrontarla non è una soluzione, è un’evasione.
Ricercare il colpevole invece che risolvere è un’evasione.
Rimanere nella propria zona di comfort per non rischiare è un’evasione.
E cosa ottieni nella vita dall’evasione? La non realizzazione.
Il raccolto viene dalla fatica del seminare, dalla fede nell’investire, dalla pazienza di aspettare, dalla gioia di raccogliere.
Ugualmente, la realizzazione viene dalla fatica di migliorarsi, dalla fede nel superarsi, dalla pazienza nell’accettarsi, dalla gioia del ringraziare(si).
Il tocco in più
Oltre che essere risolutori nella vita, possiamo esserlo verso noi stessi.
Ritenerci imbranati, incapaci, impediti, condannati, impossibilitati è la perfetta scusa per non trovare la strada che rende la nostra realizzazione diversamente possibile.
La chiave di una vita realizzata è la nostra crescita personale. Crescere vuol dire risolvere, senza evadere. Risolvere un’ostilità vuol dire riconoscerla, accettarla, comprenderla, superarla. In una parola: amarla.
Le tue riflessioni nei commenti sotto.
Grazie!
Luca
Approfondimenti
- La storia del David di Michelangelo
- Il processo a Galileo Gallilei
Leave a Reply