Come le esperienze negative lasciano dei vuoti emotivi, come questi ti condizionano, e come vivere da superstite
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Le esperienze negative possono indurti a vivere in continua ricerca di “sostituti” che riempiono i tuoi vuoti emotivi. Ecco una storia vera su come superare le esperienze negative e come trovare la propria strada per realizzarsi
Immagina di essere stato adottato quando ancora eri in fasce.
Hai pochi mesi e non hai memoria, non hai coscienza, non puoi comprendere ciò che ti accade. Chissà se hai il ricordo del profumo della pelle di chi ti ha generato, e se puoi sentire che chi ti abbraccia non è la stessa persona.
Cresci in una famiglia adottiva che ti vuole bene, che ti ama come un figlio, e che non ti fa mancare nulla.
Ormai sei ragazzo. Sai che sei adottato, e questo ogni tanto ti risuona dentro. Ma c’è chi ti supporta, e c’è chi si prende cura di te.
Finché non diventi adulto, metti su famiglia, hai dei figli, e vivi la tua esistenza in un clima di sostanziale serenità.
Tutto procede per il meglio. Tutto è normale, e la vita scorre tranquilla come se nulla fosse accaduto.
Ma dentro te, come spesso accade a chi è stato adottato, ogni tanto bussa il desiderio di sapare di più del tuo passato. Sapere chi ti ha messo al mondo, percepire quel senso di paternità che ogni tanto ti manca, e risalire alle tue radici.
Allora un giorno ti decidi, e ti metti in cerca dei tuoi genitori di sangue.
Le ricerche sono lunghe, e richiedono alcuni anni. Ma alla fine ci riesci! Scopri chi è tua madre e chi è tuo padre, e decidi di scrivergli. L’emozione è grande, e il senso di gioia ti riempie le giornate.
Allora prepari una bella lettera, senza giudizi, solo mossa da buon senso. L’obiettivo: avere un incontro. Chissà come reagiranno, chissà come saranno, chissà…
Spedisci la lettera, e aspetti che faccia il suo corso.
Dopo alcune settimane ottieni una risposta. È tua madre! Si, è proprio lei! L’emozione è alle stelle, il momento è arrivato! La apri.
La lettera recita così:
“Caro Sig. XXX, la nostra cliente, pur ammettendo di essere la sua madre biologica, non desidera alcun contatto con lei.
La preghiamo di non voler avviare nuove comunicazioni, altrimenti ci vedremo costretti a denunciarla.”
BAM! Un pugno nello stomaco.
Tutto crolla in un secondo. Quelle poche e deboli radici che si erano aggrappate alla speranza sono strappate via in un secondo.
Perché questo dolore? Perché tutta questa cattiveria? …
La storia che ti ho raccontato è la storia di Bryan, un ragazzo americano, adottato sin da piccolo. Bryan è diventato un personaggio piuttosto conosciuto nel suo Paese perché intervista persone famose, svelando alcuni retroscena della loro vita personale e professionale.
In uno dei suoi video, spiega proprio questa sua esperienza negativa, e racconta tutto il dolore e la frustrazione che ha provato.
La sua reazione? È stata la ricerca del successo.
Il vuoto lasciato dentro, il dolore che aveva provato, gli hanno imposto di cercare il suo riscatto. E per lui il riscatto voleva dire diventare famoso, importante. Forse per recuperare quel senso di considerazione volato via con quella lettera. Forse per non sentirsi una nullità. Certamente per superare questo rifiuto profondo, che lo ha colpito fin dentro nella propria identità.
Ma come spesso avviene quando a muoverti è il dolore, i risultati scarseggiano, i fallimenti si susseguono, e né la determinazione né la disciplina bastano a raggiungere il tanto agognato successo.
Ad un certo punto, però, avvenne un incontro speciale.
Ma andiamo per step.
Esperienze negative e buchi emotivi
Le esperienze negative capitano, sono parte della vita.
Alcune te le cerchi, altre non dipendono da te. Ma ciò che è certo è che lasciano il segno, e in qualche modo, anche magari subdolo, condizionano la tua vita.
Sono due gli effetti delle esperienze negative.
Nei casi più leggeri, ti iper-sensibilizzano al dolore. E dato che come esseri umani fuggiamo dal dolore, uno degli effetti più importanti dell’esperienza negativa è quello di modificare i tuoi comportamenti, attivando una serie di protezioni emotive atte ad evitare che quel dolore si ripresenti.
Eviti persone o situazioni, ti irrigidisci subito quando accade qualcosa che ti richiama quel dolore, o aumenti il livello di paura e tensione, in quanto forme di protezione.
Nei casi peggiori, invece, ti lasciano un vuoto.
Questa è la condizione più subdola, perché il buco emotivo, il senso di vuoto che porta con sé, è spesso latente.
Il vuoto non brucia, ma esige di essere riempito. Come nel caso di Bryan, la ricerca del successo diventa una necessità, non più una libera scelta.
La ricerca di successo o potere, il bisogno di apparire, la necessità di comprare, concedersi sfizi o lussi continuamente, il desiderio irrazionale di approvazione, popolarità o visibilità, sono solo esempi delle “droghe” con cui sostituisci il vuoto prodotto da esperienze negative, nella speranza di lenire l’infelicità e il senso di mancanza che, silenzioso, ti urla dentro.
Il problema sai qual è, amico mio? Che tutte queste “droghe sostitutive” hanno un effetto dopaminico che dura solo alcuni minuti. Una cinquantina, secondo alcuni studi, poi l’effetto svanisce, e torna la miseria interiore.
Per non parlare degli effetti collaterali: relazioni rovinate per via del troppo lavoro o dei modi rudi che hai, portafogli sempre vuoto per via delle spese eccessive, frustrazione e sbalzi d’umore continui, e così via.
I vuoti emotivi vanno risolti, non riempiti.
Non saranno le “droghe sostitutive” a risollevarti, ma un profondo lavoro emotivo su te stesso.
Per superare il vuoto devi riguardare lo sgarbo ricevuto con occhi differenti. Spesso chi fa del male non lo fa per cattiveria, ma per paura o insicurezza.
E poi, in ogni caso, devi fare pace con te stesso, e ritrovare la tua connessione interiore, con il valore della tua esistenza e la bellezza di ciò che ti circonda. Davanti alla vita, e alla possibilità che hai di renderla straordinaria, le cicatrici possono solo essere una fonte di orgoglio.
Solo così puoi liberarti dal bisogno di riempitivi, e dedicarti finalmente a vivere in pienezza ciò che la vita ha deciso di donarti.
Reagire al bisogno Vs Agire per desiderio
C’è una differenza sostanziale tra reagire ad un bisogno e agire per desiderio, ad esempio di realizzazione.
Quando hai bisogno di riempire un vuoto emotivo, la tua mente è focalizzata sul senso di mancanza che provi. Le tue scelte, quindi, saranno costantemente orientare a trovare le soluzioni per stemperare la tensione emotiva che vivi dentro.
Come nel caso di Bryan, ti impegni ad ottenere visibilità e successo, perché ciò di cui hai bisogno è il tuo riscatto e la rassicurazione del tuo ego.
Quando invece desideri realizzare te stesso, non parti dal bisogno ma dalle tue capacità più distintive.
Perché la realizzazione personale viene dalla percezione di utilizzare le tue capacità e le tue qualità distintive per una causa che ha valore, che ritieni importante.
La differenza, quindi, è fondamentale: se guardi a ciò che ti manca e cerchi in tutti i modi di ottenerlo, sarai alla continua rincorsa di una serenità interiore che sembrerà sfuggirti continuamente, perché non stai realizzando te stesso, non stai lavorando per essere felice, ma stai invece tamponando un bisogno con ogni espediente ti capiti a tiro.
Ed anche i risultati non saranno i migliori possibili. Semplicemente perché i migliori risultati si ottengono imparando ad utilizzare al meglio i tuoi punti di forza, e non cercando di migliorare in ciò che non sai fare.
Morale: le esperienze negative generano in te dei bisogni che ti inducono ad una corsa contro il dolore, invece che alla ricerca della tua realizzazione.
Ma… puoi decidere di non fare la vittima.
Non fare la vittima, vivi da superstite
Ecco la fine della storia di Bryan.
Un giorno incontra Seth Godin, guru del marketing e uno di quei personaggi famosi che poi avrebbe intervistato nel suo show. Parlando con lui del suo lavoro e della frustrazione per i risultati che non arrivano, Seth Godin gli dice: “Bryan, non c’è il principe azzurro in questa storia. Non ci sono scialuppe di salvataggio, nessuno verrà a salvarti. Smettila di aspettare di essere scelto, la CNN non ti chiamerà, non sarai selezionato se attendi di essere scelto!”
Questo fa scattare qualcosa in Bryan, e gli si accende una lampadina nella mente. Capisce di aver vissuto per anni come vittima del suo bisogno, succube di quel vuoto emotivo, che, operosamente, ha cercato di riempire.
Dopo anni di rincorse inutili, è tempo di mettere da parte quel vuoto che urla dentro, e vivere da superstite!
Il superstite è felice di essere sopravvissuto. È felice della vita che ha ancora da vivere, e si applica per viverla al meglio. E spreme le meningi ogni giorno per ottenere il massimo e rifarsi una vita.
La vittima si lamenta di ciò che non va e vive in reazione ai problemi. Il superstite è grato per ciò che ha e cerca di ottenere il massimo da ciò che la vita gli propone.
E questo puoi farlo anche tu. Indipendentemente dalle esperienze negative che hai vissuto. Puoi decidere che, nonostante ciò che gli altri o il caso ti hanno fatto di male, tu hai una vita straordinaria da costruire, hai valori da trasmettere, hai idee e soluzioni per migliorare il mondo che ti circonda.
Puoi decidere di fare pace con te stesso, e vivere nella profonda consapevolezza di ciò che sei, che puoi dare al mondo, che puoi costruire e tramandare.
Tu, in qualsiasi momento, puoi smettere di lamentarti, essere davvero te stesso, e goderti la vita da superstite.
Conclusioni
Ogni esperienza vissuta ha qualcosa da insegnarci e ci aiuta a crescere. E questo è ovvio.
Ma davanti alle esperienze negative puoi decidere di lasciarti condizionare, oppure di vivere da superstite.
Forse ti può aiutare un po’ di sano ottimismo. E non devi mai lasciarti andare alla demotivazione.
Ma ciò che è certo è che la scelta la fai tu: reagire per bisogno, senza mai trovare pace, oppure lasciarti alle spalle ciò che è stato, e vivere in pienezza la tua realizzazione personale.
A te decidere da che parte stare!
A presto
Luca
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