La vera libertà di essere ciò che vuoi
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Nella mia adolescenza ho vissuto un rapporto pessimo con la scuola. Odiavo studiare, odiavo restare chiuso in classe per ore, odiavo il dover memorizzare, e, ovviamente, odiavo le interrogazioni.
Il momento dell’interrogazione era terribile. Sapevo di aver studiato tanto ma di aver capito poco, sapevo che di quel poco avevo realmente memorizzato la metà, ed ero convinto che di quella metà avrei saputo spiegarne solo un terzo!
Era tutto chiaro, era evidente: io non ero fatto per studiare. Ero una persona senza memoria, senza un metodo di studio, senza adeguate capacità lessicali, e mi mancava quell’ “estro espressivo” necessario per farti premiare dal professore anche quando non sei preparatissimo.
“Del resto cosa ci vuoi fare, sono fatto così!”. Eh, si…sono proprio fatto così!
Ma poi finalmente, arriva il giorno della mia laurea. Era tutto finito! Ero leggero, ero senza limiti, ero finalmente libero. Libero di non studiare, libero di non dimostrare, libero da tutto ciò che mi aveva oppresso per anni e che, finalmente, era scomparso dietro di me.
Sono passati anni da allora, e tante cose sono cambiate. Oggi continuo a studiare, tutti i giorni. Amo imparare, so ricordare tutto ciò che voglio, amo spiegare ciò che so, e mi viene persino naturale esprimermi, ad esempio qui, con te.
Oggi “sono fatto in un altro modo”. O magari già all’epoca della scuola ero fatto così come oggi, ma non lo sapevo. Oppure forse dipende…a volte sono in un modo, altre volte sono diverso. Massì, dipende…dalle situazioni, dal contesto, dalle persone…Ma io come sono davvero? Ero più me stesso allora o lo sono più oggi? Sono un po’ confuso…
Perché ci diamo etichette
Fa male sentirsi imbranati. Fa male sentirsi inadeguati, insicuri, umiliati. È brutto aver paura di sbagliare, è pesante doversi impegnare per cambiare, è insopportabile l’idea che la tua autostima possa sprofondare sotto terra quando ancora una volta farai male quella cosa, che evidentemente “non è proprio per te”.
Ognuno di noi si dà etichette per evitare un dolore, una paura o uno sforzo. Sostanzialmente è autosabotaggio.
È meglio giustificarsi con una scusa, è più semplice legittimare la propria paura o l’inazione con un “sono fatto così”. Tanto chiunque ha degli ambiti in cui non riesce, no!? E quindi anche io posso giocarmi questa carta…
Esempi di evasioni
Dimmi che etichetta hai e ti dirò da cosa fuggi!
La Libertà apparente
La libertà apparente è quella che ti permette di fregartene dei problemi. Se ti pesa il lavoro lo cambi, se ti pesa lo sport ti dichiari “sedentario”, se le relazioni ti mettono a disagio ti convincerai che sei timido. E quindi sei libero di non affrontare il problema, perché tanto lo stai evitando.
Quando insegui la libertà apparente, qualunque sia l’ambito in cui non ti senti a tuo agio, la soluzione è lasciar perdere.
La Libertà completa
Pensa un attimo: tu sei il capitano della tua barca. Decidi di andare da A a B, ma mentre navighi vedi davanti a te una burrasca in arrivo. Cosa è libertà, tornare indietro (eviti la burrasca ma non arrivi a destinazione) oppure avere i mezzi e le capacità per affrontarla serenamente (ovvero raggiungere la destinazione indipendentemente dalla burrasca)?
L’assenza di burrasca non ti rende libero da essa. Sia perché, se sei marinaio, prima o poi la ritroverai davanti. Sia perché la burrasca devia il tuo percorso, e non ti fa raggiungere i tuoi obiettivi, perché se non sai gestirla sarai obbligato a ripiegare. È la tua capacità di navigarla a renderti libero. Quando saprai navigare in qualunque condizione di mare e vento, allora sarai davvero libero di andare dove e quando vuoi, perché solo a quel punto sarà del tutto indifferente che ci sia burrasca oppure no. Questa è la vera libertà.
Da “sono fatto così” alla libertà
Quando asserisci “sono fatto così” stai annullando la tua libertà di essere come desideri. E molto probabilmente non sono le risorse o le capacità a mancarti. Più facilmente, invece, è il tentativo di evasione dal tuo pain che ti sta distogliendo dal costruire la tua libertà.
Fatto tuo questo concetto, ti consiglio 5 semplici strategie per liberarti dalle tue etichette:
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Dì la verità
Almeno a te stesso, dì la verità. Non giustificarti, non trovare escamotage, non darti definizioni limitanti. Meglio invece dirti onestamente da cosa stai evadendo. Cosa ti fa male, cosa non riesci a superare, qual è la tua burrasca e quale paura produce in te.
Se può esserti utile, dedica 10 minuti al giorno a scrivere sul tuo diario quale etichetta ti sei dato e quando, ed approfondisci ciò che stavi provando, quale emozione ti spinto a limitare la tua libertà.
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Sputtanati
Riconosciuta la tua etichetta, compreso da cosa stai scappando veramente, sei pronto per annunciare che hai intenzione di cambiare. Prendi una persona che ti vuole bene, da cui ti senti capito e che ci tiene a te. Parlagli chiaramente. Digli ciò che hai capito di te, e che hai intenzione di cambiare. Promettigli che da questo momento non ti sentirà più dire “sono fatto così”, ma invece ti sentirà proattivo, orientato all’evoluzione.
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Ripensa la fatica
Come visto nella tabella sopra, se ti dai un’etichetta è per evitare una fatica. Prova a ripensare questa fatica come utile e temporanea. Durerà solo il tempo di imparare ad essere diverso. Durerà finché non avrai imparato a navigare nella tua burrasca. E finito questo training non ti resterà che la libertà di essere come vuoi.
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Datti tempo per imparare ciò che stai evitando
A volte cerchiamo risultati troppo rapidamente, e quando tardano ad arrivare gettiamo la spugna, e ci affiggiamo un’etichetta giustificativa.
Meglio invece avere pazienza. La pazienza di imparare, giorno per giorno, un poco alla volta. L’evoluzione richiede tempo, imparare a navigare richiede tempo. Abbi costanza, abbi pazienza, sii confidente e non accettare ritirate.
Conclusioni
L’essere umano ha bisogno di libertà per esprimersi al meglio. Quando sai navigare sai raggiungere i luoghi che desideri. Quando invece devi scansare le burrasche, non è detto che tu raggiunga i tuoi obiettivi.
Dove c’è libertà c’è vita. Dove la libertà manca, resta la sopravvivenza.
Sta a te decidere se continuare a darti etichette, a dirti “io sono così”, o se invece scegliere la via difficile, quella della porta stretta, che costa investimento, ma poi porta molto frutto.
Luca
Approfondimenti
- Questo articolo è stato ispirato dal cap. 4 del libro “Le vostre zone erronee” di Wayne Dyer.
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