La sensibilità è la base dell’efficacia personale. Il problema è capire cos’è davvero la sensibilità e come incrementarla.
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Sensibilità ed Emotività non sono la stessa cosa. Ampiezza e profondità del tuo ascolto possono potenziare la tua efficacia in modo incredibile
Spesso si confonde la sensibilità con l’emotività.
Una bilancia si definisce sensibile se riesce a distinguere ogni minima variazione di peso, non se arriva subito a fondo scala.
Se ti senti facilmente coinvolto nelle situazioni, o ti commuovi e piangi per qualsiasi motivo, non è detto che tu sia sensibile. Piuttosto questi sono indicatori di un vissuto che impone una bassa tolleranza a specifiche emozioni.
Forse non tolleri l’ingiustizia, l’umiliazione o l’insoddisfazione, o al contrario si è realizzato un evento che dà speranza in un ambito della tua vita in cui la speranza l’avevi proprio persa, ridando fiato al tuo spirito.
Approfondire la propria emotività
Uno dei metodi più efficaci per iniziare un percorso di consapevolezza è individuare le situazioni che ti fanno arrivare immediatamente a fondo scala, quelle in cui il tuo grado di sopportazione e tolleranza termina immediatamente, facendoti scattare come una molla o sprofondare 20mila leghe sotto i mari.
Bisogna capire qual è la sensazione, l’emozione, la vera miccia che fa scoppiare la bomba.
Da qui è importante andare a ricostruire cosa è accaduto nella tua vita affinché la tal situazione fosse associata ad un’emozione così negativa ed insostenibile per il tuo cuore.
Allora cos’è la sensibilità?
La sensibilità è la capacità di rilevare ogni minima variazione degli input che riceviamo. Nei colloqui con altre persone, mentre guardiamo la TV, mentre guidiamo e nelle situazioni normali di ogni giorno, i nostri sensi ricevono migliaia di input. Colori, movimenti, profumi, parole, suoni, percezioni fisiche.
Ognuno di questi input contribuisce a determinare in noi una emozione che, opportunamente elaborata, determinerà la nostra reazione.
Due cose fondamentali da sapere
Per fortuna hai un Talamo.
Devi sapere che il tuo cervello ha una parte chiamata Talamo che opera il cosiddetto “filtraggio selettivo”. In poche parole filtra gli input che il corpo riceve, portando a coscienza solo quelli più significativi.
Immagina di essere in un ristorante con un amico di vecchia data. State parlando delle ultime vacanze appena trascorse. In sottofondo gente che parla, piatti che si muovono, camerieri che passano, profumi che vanno e vengono. Eppure noi siamo concentrati su ciò che dice il nostro amico di fianco e tutto il resto lo perdiamo. Ecco un esempio di filtraggio selettivo.
Questo è molto utile, perché gli input provenienti dall’esterno sono troppi per la nostra capacità di elaborazione, e quindi se non avessimo dei filtri finiremmo per impazzire di dati e non riuscire a concentrarci su ciò che ci interessa. Tuttavia è importante sapere che non tutti gli stimoli esterni arrivano alla ragione. Il Talamo tende a rilevare gli stimoli che ritieni importanti e che confermano le tue convinzioni. Per questo motivo facilmente perderai decine e decine di input che, al contrario, potrebbero confermarti altro, potrebbero farti vedere cose nuove, percepire sfumature che spiegano le cose in modo differente. Vedremo più nel dettagli questo aspetto tra un attimo.- Le tue decisioni dipendono dagli input che porti a coscienza
Gli input che riescono a superare i filtri del tuo cervello e che arrivano alla ragione sono quelli sulla base dei quali tu decidi la tua reazione. Per questo motivo aumentare la tua sensibilità (intesa come capacità di “ascolto” dell’esterno) e gestire i filtri sono passi fondamentali per prendere decisioni sempre più coscienti ed efficaci.
Aumentare l’ampiezza del tuo ascolto
Torniamo al nostro ristorante. Stai chiacchierando con il tuo amico, in attesa che ti servano.
Allargare lo spettro degli input che riusciamo a gestire potrebbe voler dire riuscire a notare il suono una forchetta che cade, il passo particolarmente pesante di un cameriere che passa dietro di noi, l’umidità dell’aria che respiro, la piega sulla tenda davanti a me, la voce raffreddata della persona seduta dietro me, e così via. Il tutto, ovviamente, senza perdere la concentrazione sul colloquio con l’amico.
Fai un po’ di prove, se ci riesci hai un posto assicurato come spia dei servizi segreti 😉 .
Scherzi a parte, puoi imparare a dedicare singoli “frame“ del tuo tempo agli input “minori” che ti circondano, mantenendo la maggior parte della tua attenzione sull’input principale (l’amico che parla). Questo richiede un po’ di sforzo e molta concentrazione, ma nel medio-lungo termine può risultare molto utile. Perché? Perché accelererai di molto la tua reattività e la velocità di pensiero ed analisi! Non male, vero?
Aumentare la profondità del tuo ascolto
Siamo sempre al ristorante ed il tuo amico ti parla della sua ultima vacanza a Santorini. Ti racconta cosa ha fatto, cosa ha visto e che è stata una bellissima esperienza. Fin qui tutto normale.
Proviamo a fare un passo successivo. Soffermati sulle parole chiave che utilizza. Concentrati, non lasciartene scappare una, e fissa nella tua mente quelle che lui sottolinea di più.
Sai cosa ottieni facendo così? Ottieni di superare la mera descrizione “esterna” della sua vacanza e approfondisci invece il suo reale vissuto. Puoi intuire ad esempio quali sono le emozioni che veramente lo hanno colpito di più e quali sono i suoi parametri per definire se una vacanza è bella oppure no.
In poche parole puoi provare a conoscere meglio lui. Non è ciò che dice il tuo focus ma ciò che ha provato veramente in quel momento! Bello vero?
Immagina come potrebbe esserti utile sapere cosa desidera veramente il tuo cliente, comprendere le leve più efficaci per comunicare il tuo messaggio al tuo capo, piuttosto che al tuo partner.
Come faccio?
Questo post vuole essere solo un’introduzione al tema del linguaggio non verbale e dell’ascolto efficace. Approfondiremo in vari articoli cos’è l’empatia, cosa possiamo capire dal movimento degli occhi, dalle espressioni facciali, dalla postura e dalla gesticolazione, per conoscere sempre più in profondità la persona che abbiamo di fronte e comunicare con lei nel modo più efficace possibile.
L’esercizio che puoi fare già da oggi, però, è quello di guardare con molta attenzione l’espressione di chi ti parla e contemporaneamente aguzzare l’udito sulle parole che più accentua. Inizia a fissare la tua attenzione sui suoi movimenti, sulle parole chiave e su quelle ripetute più volte. Prova ad uscire un attimo dalla situazione che ti racconta e a concentrarti sul come te la racconta, provando a focalizzare le emozioni che prova nel richiamare la tal esperienza.
Capirai da solo che c’è un mondo da scoprire, e che il tuo livello di ascolto può aumentare esponenzialmente, e con esso anche il tuo grado di efficacia comunicativa.
Luca
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