Conoscere me, capire l’altro, andare d’accordo. Basi di comunicazione efficace.
lettura: 8 min
I problemi di comunicazione tra persone in moltissimi casi dipendono dalle diverse priorità che gli interlocutori danno a due fattori: 1. la salvaguardia delle relazioni umane rispetto agli obiettivi da raggiungere. 2. Il focus su se stessi rispetto al focus sull’altro. Saper riconoscere il proprio profilo e quello dell’interlocutore ci consente di essere molto più efficaci nella comunicazione e riconoscere e relativizzare i conflitti, sapendo che non sono le persone ad essere sbagliate, ma il loro modo di comunicare.
Hai presente quella persona con cui proprio non riesci ad andare d’accordo?
Siete come cane e gatto, freddo e caldo, più e meno.
Magari lui è diretto e scorbutico, oppure egoista ed eccentrico, e tu proprio non ti capaciti di come possa negare l’evidenza o passare sopra le persone con così tanta leggerezza.
O all’opposto, potresti avere a che fare con una persona lenta, che ti riempie di problemi, dubbi, insicurezze, si perde nei dettagli inutili e rallenta il tuo procedere speditamente.
Sto per svelarti un modello potentissimo che può aiutarti ad identificare chi hai di fronte, e su cosa puntare per comunicare in modo efficace con lui/lei.
Se vivi conflitti con il capo, un collega, un genitore, il partner o magari tuo figlio, beh, sappi che
Uno dei maggiori fattori di insuccesso dell’uomo è la comunicazione non efficace.
Quando ho scoperto questa semplice classificazione degli stili sociali mi si è aperto un mondo, e ho capito come la maggior parte di questi problemi dipendano semplicemente dalle priorità che abbiamo in testa quando comunichiamo.
Si tratta di un modello basato sugli studi dello psicologo Carl Gustav Jung [1] nei primi anni ’20, successivamente ripresi da Mayers e Briggs [2].
Le priorità nella comunicazione
Ogni volta che interagiamo con qualcuno ci sono due elementi che guidano la nostra comunicazione:
1. Quanto il nostro focus sull’obiettivo (“compito”) prevale rispetto alle relazioni umane (“persone”). I profili che ripongono maggiore attenzione al compito sono solitamente più controllati, mentre chi ha il proprio focus sulle persone risulta più emotivo.
2. Quanto siamo energici e determinati nel proporci al nostro interlocutore (livello di assertività). Secondo la mia libera interpretazione di questo modello, questa è un’altra formula per definire quanto siamo focalizzati su noi stessi e quanto invece lasciamo spazio agli altri (supponendo che l’alta assertività dipenda dal dare alle idee degli altri un valore pari o addirittura superiore al valore che do alle mie).
I quattro profili comunicativi
Dall’incrocio di questi due semplici parametri vengono fuori quattro profili diversi.
Ognuno di noi ha nella propria indole comunicativa tutti questi profili, ma solitamente uno o due prevalgono.
Ad esempio, tu potresti essere un Analitico “puro”, ossia la componente analitica è nettamente predominante rispetto alle altre tre, oppure potresti essere un Analitico-Amabile, quindi la componente Analitica è la più forte e quella Amabile è comunque molto presente.
Come puoi immaginare da questo grafico, ognuno di questi profili ha una differente priorità in testa nella relazione sociale. E’ da qui che nascono la maggior parte dei conflitti di comunicazione tra noi persone ed è proprio per questo che in questo blog vediamo tecniche di comunicazione efficace.
Qualche esempio
Immaginiamo che io sia il responsabile di un progetto e che la mia priorità sia quella di terminare un lavoro a tutti i costi rapidamente.
Sicuramente se ho in mente solo questo “compito” potrei risultare brusco e poco sensibile agli occhi di quel collaboratore che, al contrario, è lento e pacato, e ha il forte desiderio di relazioni serene e tranquille.
Altrettanto, se la mia compagna mi esponesse un sogno in cui si identifica tanto e io la smorzassi con dettagli o prove che ciò che dice è difficile o irrealizzabile, risulterei un vero guastafeste.
Ora la mia domanda è: siamo sicuri che il metodo migliore per velocizzare il mio collaboratore sia quello di stargli col fiato sul collo? Quanto può durare? Quanta energia consumo e che risultati ottengo nel medio e lungo termine?
E con la compagna, invece, quanto libera si sentirà nello stare con me? Quanto profonda riuscirà ad essere la nostra condivisione? Anche se volessi riportarla con i piedi per terra, siamo proprio convinti che il metodo più efficace nel medio-lungo termine sia quello di smorzare il suo entusiasmo?
Prima di entrare nel vivo, è importante specificare che non esiste un profilo migliore o peggiore, né ha alcun senso giudicarli positivamente o negativamente. Ci sono i profili con cui andiamo più d’accordo, ci sono profili più idonei a ricoprire determinati ruoli o svolgere specifiche mansioni, ma ricorda che il nostro obiettivo è quello di prendere consapevolezza di noi stessi e degli altri, e di imparare ad essere efficaci, non criticoni!
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Entriamo nel dettaglio e scopriamo la vera identità di questi profili. Per essere efficace accentuerò volutamente alcuni tratti distintivi.
L’ Espressivo
L’Espressivo è una persona visionaria, intuitiva, brava nel gestire relazioni e network. Sa affascinare e coinvolgere, saprebbe venderti qualunque cosa, ma non rompergli le scatole con i dettagli perché ti sorride pensando “cos’è che vuole questo!?”.
Si scoccia subito, gesticola molto, parla veloce, mantiene un tono di voce alto. E’ approssimativo, cambia facilmente idea.
Ha sempre un “un amico che può fare al caso tuo” o un motivo -anche inutile- per aiutarti. E’ sicuro di sé ed ha un ego spiccato. Se lo fai lavorare su qualcosa che serve a te e non a lui, passati 10 secondi si aspetta un “grazie”, dopo 30 secondi sappi che devi pagare, al terzo minuto consecutivo hai già rotto gli zebedei…
Focus
Sulla conferma di se stesso tramite le relazioni.
Come approcciare
Sul lavoro dagli visione e missione, non compiti. Non dargli troppi dettagli, resta sul quadro generale. Affiancagli qualcuno che gli smazzi il lavoro pesante o di precisione. Nel privato, invece, gioca, fai festa, ridici insieme, e se devi dirgli di no, fallo con una bella battuta.
L’Amabile
L’Amabile è lento, adora supportare emotivamente e prendersi cura degli altri. Fa fatica a decidere, ha un’altissima sensibilità umana, è intuitivo ed evita il conflitto.
E’ accogliente con tutti, socievole ma con molta discrezione. Non dice mai di no. Non ti interromperebbe neanche se stesse andando a fuoco il divano su cui è seduto. Se hai bisogno è sempre lì pronto per supportarti.
Focus
Sulle relazioni pacate e le emozioni positive non adrenaliniche.
Come approcciare
Riconosci il suo valore umano e dagli tempo. Forniscigli tutti gli strumenti necessari per fare il suo lavoro, e dagli gli obiettivi uno alla volta. Sii delicato ma chiaro, non fingere piaggeria perché capisce subito che non sei autentico.
Il Direttivo
Sai perché all’inizio dei miei post ci sono sempre due righe con i punti chiave dell’articolo? Per dare l’incipit ai Direttivi, quelli che vanno subito al sodo!
Il Direttivo cerca l’obiettivo, il risultato, subito e senza compromessi. E’ molto esigente, anche con se stesso. Efficienza ed efficacia sono le sue parole chiave. Passo sicuro, svelto, determinato. Non ha tempo da perdere. Non si fa scrupoli nel comandare e nell’affermare che il suo punto di vista è il migliore o addirittura l’unico ragionevole. E’ molto pragmatico.
Focus
Sugli obiettivi.
Come approcciare
Vai dritto al punto, non girarci intorno. Lascia da parte i dettagli. Dagli sempre 2 alternative che hai studiato in precedenza ma fai decidere lui. Sii pronto, carico, tienigli testa. Ricorda che a lui il conflitto non dispiace per nulla. Non rimanerci male se ti da poco tempo, se ti fa rifare completamente il lavoro ignorando i tuoi sforzi o se decide apparentemente contro logica o contro i tuoi consigli.
L’Analitico
Se gli affidi un compito quando ha 5 anni di età potrebbe terminarlo ad un passo dalla pensione. L’analitico non lascia nulla al caso. Si informa, approfondisce, verifica, ricontrolla. Pensa in continuazione e ri-ordina le idee più e più volte. E’ lento, metodico, routinario, fa fatica a decidere perché vuole sempre qualche elemento in più.
Parla piano, è introverso, si focalizza sui dettagli, si sente a disagio se cerchi di emozionarlo con un nuovo “super progetto fantasticissimo” o se lo tratti da “amicone”. Non si fida di chi cerca di vendergli idee, vuole concretezza, sicurezze.
Focus
Sui dettagli e ciò che dà sicurezza
Come approcciare
Dagli sempre dettagli e riferimenti. Dagli tempo, ed aspettati tante domande e tanti “problemi da risolvere” o incertezze da superare. Abbi sempre chiaro in mente che per lui ogni minimo lavoro comporta un dispendio di energie incredibile, proprio perché la sua analiticità lo porta a pensare e ripensare ad ogni sfumatura di ciò che fa, per decine di volte. Per questo motivo quando gli proponi qualcosa di nuovo aspettati negatività e resistenza, ma sappi anche che alla fine si lascia convincere.
Il tocco in più
Se individui i due profili dominanti in te stesso e nel tuo interlocutore, saprai individuare esattamente su che piano si possono generare le incomprensioni.
Faccio qualche esempio.
Immagina di essere un Analitico-Direttivo e di avere un capo Espressivo-Direttivo. Il punto di rottura più probabile tra di voi sarà sulla sua ricerca di conferme di sé: tu sei molto orientato al compito, e vuoi dati e informazioni chiare. Lui invece vuole essere valorizzato come persona. Magari impartirà ordini (lato Direttivo) senza darti sufficienti dettagli (lato Espressivo), e questo a te non darà particolare fastidio nei modi (perchè anche tu sei direttivo ed accetti ordini da un superiore) ma potrebbe provocare un certo senso di smarrimento (perché il tuo lato Analitico richiede dettagli).
Bene. Come fare? Con la mediazione: 1. Siete entrambi Direttivi, quindi se gli fai capire che non raggiungete gli obiettivi senza il tal dettaglio lui sa di cosa parli. 2. Smussa la tua analiticità e risolvi tu per lui almeno l’80% dei “problemi” (perché tu li vivi come tali, mentre per lui sono “dettagli inutili” rispetto al valore del progetto nel suo complesso).
Altro esempio: tuo marito è un Espressivo-Amabile e tu una Direttiva-Amabile. Non ti aspettare che ti aiuti spontaneamente con le faccende domestiche solo perché “è giusto pulire casa” (tuo lato direttivo), e non urlargli dietro, perché distruggi sia il suo lato sognatore che quello sensibile.
Ricorda che è prima di tutto un visionario che si scoccia di lavorare, per giunta rallentato dal lato Amabile. Prova invece a fargli immaginare che bella la casa pulita con quel quadro in più che a lui piace tanto (sfruttando il suo lato Espressivo), oppure chiedigli con delicatezza per favore di darti una mano, perché per te è importante sentirti accompagnata nelle fatiche domestiche (sfruttando il lato Amabile).
E tu che profilo sei? Approfondiamo l’utilizzo pratico di questo modello?
Il modello degli stili sociali è davvero potentissimo, ed ha infinite applicazioni sulle relazioni, in ogni campo.
Ti sei ritrovato in uno dei profili? Hai individuato quello del tuo compagno, del tuo capo, e dei colleghi?
Rileggendo l’articolo, secondo te che profilo sono io?? Offro una birra al primo che commenta con il mio profilo corretto! 🙂
Se posso aiutarti con esempi più vicini alla tua realtà scrivi pure nei commenti!
Prima di lasciarti ti ricordo che in questo blog trattiamo spesso di comunicazione efficace. CLICCA QUI per restare sempre aggiornato e ricevere nuovi spunti, oppure guarda la sezione del Blog dedicato alla COMUNICAZIONE EFFICACE!
A presto!
Luca
Approfondimenti
-
- [1] Jung, Carl Gustav. “Tipi psicologici, trad. it.” (1921). Qui trovi il libro nella versione più attuale
- Guarda altri post sulla comunicazione efficace
- [2]L’evoluzione della teoria degli Stili Sociali è il Myers-Briggs Type Indicator, che trovi qui
- Utilissimo l’ebook “I Tipi Psicologici: istruzioni per l’uso” di Eva Maria Franchi.
- Ecco un simpatico video che spiega gli stili sociali, tratto da questo sito.
Tutte le classificazioni hanno in se il limite della semplificazione e del non tener conto, in questo caso, della complessità della mutevolezza e dell’influenza dell’ambiente e del tempo sull’animo umano e del suo relazionarsi agli altri. Insomma uno può “nascere” con un profilo e poi cambiarlo anche sostanzialmente o, il più delle volte, contaminarlo con altre caratteristiche derivanti da età ed esperienza. Alla fine cosa sarà? Probabilmente nessuno dei profili o tutti insieme
Ciao Gioacchino, grazie per il tuo commento.
Non c’è scienza né modello che possa definire nel dettaglio l’umanità intera, tantomeno utilizzando solo 2 variabili (4 profili). Ma essendo l’assertivita’ e il focus sul compito due variabili presenti e “di peso” in ognuno di noi, sicuramente questo modello può darci un indirizzo per comunicare con l’altro in modo più efficace, tanto più se l’alternativa è “sparare a caso” senza capire chi ho di fronte. Conoscere poco è meglio che non conoscere.
Ad ogni modo, da quando conosco questo modello ho percepito una netta differenza nella qualità della mia comunicazione. Consiglio davvero una prova nella pratica per comprenderne le potenzialità
In ogni caso, assumendo la completezza del sistema di classificazione (assumiamo che le 4 categorie coprano tutte le personalità), cosa verosimile entro un certo intervallo di confidenza, le strategie comunicative possono funzionare.
Immaginiamo che la categorizzazione sia completa con un intervallo di confidenza del 90% (quindi lasciamo alla infinita complessità umana la possibilità di avere altre personalità che una qualsiasi combinazione lineare delle nostre categorie non può rappresentare), abbiamo che il 90% delle volte hai ragione ad analizzare la transazione utilizzando la tua categorizzazione come strumento.
Ogni persona sarà combinazione lineare dei quattro profili (al 90% di confidenza) e tu potrai trovare il modo più efficace di comunicare.
Aggiungere un profilo 5 aiuterebbe a rendere la classificazione più completa? Probabilmente si, ma poi riusciresti ad usare con la stessa flessibilità un modello con 5 profili? E con 6?
Se l´obiettivo fosse avere un intervallo di confidenza totale potremmo usare infiniti profili ma l´efficienza di utilizzo sarebbe nulla, dato che non puoi ricordarli tutti e modellizzare strategie transazionali utili.
Potremmo effettuare test statistici per ottimizzare il trade-off fra numero di profili/completezza di categorizzazione e flessibilità di utilizzo!
Ad esempio Lorenzo sssei analitico 100% .. Io ho iniziato leggendo con un certo interesse il tuo punto di vista che inizialmente credevo potesse essermi utile.. Appena ho visto la lunghezza sono andata fino in fondo per capire direttamente la fine.. E ho scelto di non essere più interessata 80%direttiva 20%espressiva .. Adoro gli analitici per la precisione e l orientamento verso i dati oggettivi.. Ma dovrebbero essere più veloci .. Vado d accordo con gli amabili solo se direttivi o analitici.
mi piace molto questo post! Complimenti!
io credo di essere un espressivo-amabile, (esatto! sono quello che non aiuta nelle faccende di casa xD)
Diciamo che al giorno d’oggi non è semplice racchiudere tante personalità in uno schema, però bisogna tener conto che nelle situazioni che viviamo con difficoltà, quelle che ci danno fastidio, reagiamo sempre in maniera abbastanza istintiva, “per come siamo fatti” quindi non teniamo molto conto delle influenze che possono averci cambiato durante la nostra vita.
Tu sei un analitico-amabile.
Mi devi una birra 😀
Bravo, hai vinto una birra! 🙂
Quando una persona è sotto stress il profilo sociale può variare. Ad esempio un analitico arrabbiato può tendere ad imporsi, diventando più direttivo, un amabile può diventare più espressivo, ecc.
Pensala su di te: un espressivo sotto stress tendenzialmente o scappa dalla situazione (lasciando vincere la parte amabile che odia il conflitto) o diventa direttivo (riversando la propria frustrazione sull’altro), oppure può reagire da vero espressivo, ossia difendendo la propria identità a costo della propria stessa vita. confermi? è così?