Come esprimere la propria identità e appartenere ad un gruppo, per trovare la propria felicità
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Il bisogno di appartenenza è innato nell’essere umano. Così lo è il bisogno di espressione del proprio io e della propria essenza. Ecco come unire questi due fattori per trovare la propria felicità.
Quello della felicità è da sempre uno degli argomenti di maggior interesse per filosofi e studiosi dell’animo umano, da Aristotele a Nietzsche al più contemporaneo Edgar Morin.
Magari è così perché tutti noi esseri umani abbiamo una innata aspirazione ad essere felici, e quindi in fondo tutto ciò che facciamo è guidato dalla ricerca della felicità. Oppure perché la quotidianità ci consuma, e questo ci induce poi a “recuperare” con emozioni positive, che confondiamo con la felicità.
Una cosa è certa: chi non si chiede che cosa davvero lo renda felice, mediamente è più infelice degli altri. Ed in quanto uomini, essere infelici non ci piace per niente.
Ho dedicato a questo tema molti articoli, partendo da una definizione di cos’è la felicità, per poi seguire con il primo passo per essere felici, quali sono i 4 livelli di felicità che puoi raggiungere, e molti altri che trovi qui.
Oggi però voglio aggiungere un tassello, per sgomberare ogni dubbio sulla profondità della vera felicità, e radicarla sempre più sui due fondamenti che più la rendono stabile e duratura: l’appartenenza e l’espressione della tua vera identità.
Seguimi, partiamo.
Il bisogno di sicurezza
Ciascuno di noi, in modo più o meno consapevole, poggia la propria sicurezza personale sul senso di appartenenza ad un “gruppo” che sentiamo realizzare al meglio la nostra idea di noi stessi.
C’è chi vuole appartenere al gruppo delle madri gentili, che vivono per farsi in quattro per i figli, chi si rivede nel club degli uomini in carriera, che mettono il successo professionale davanti a tutto, chi preferisce l’esclusività dei gruppi trendy, che si vestono bene, frequentano i locali più alla moda, e fanno i viaggi più lontano possibile, con l’obiettivo primario di postare su Instagram. Poi ci sono studiosi e ricercatori, che si identificano con il club dei saggi, ci sono gli sfigati, che amano sentirsi tali per evitare la responsabilità di migliorare la propria vita, o anche altre mille forme di club diversi, ognuno con una precisa funzione: farti sentire che non sei solo, che non sei l’unico a vivere ciò che vivi.
Il maggior senso di sicurezza personale che tu possa avere proviene dall’appartenenza ad un gruppo di persone come te, che provano quello che provi, che credono in ciò in cui tu credi.
Non sono per forza aggregazioni fisiche di persone che si ritrovano ogni tanto: possono anche essere semplicemente dei “club mentali”, a cui tu ti iscrivi gratuitamente semplicemente col pensiero, definendo lo storytelling della tua vita secondo quello che pensi facciano quelli del tuo club.
Appartenere ad un gruppo di persone, fisicamente o anche solo emotivamente, è una caratteristica congenita tipica di noi umani, e ha la funzione di non farci sentire soli, diversi, abbandonati.
Rovinarsi pur di appartenere
Finché ti estranei dalla società e vivi tutto nella tua mente, puoi confezionarti un gruppo di appartenenza su misura per te, costruendolo nel pensiero a tua immagine e somiglianza.
Ma quando invece ti confronti con il resto del mondo, allora vieni in contatto con tanti altri gruppi, che hanno già una loro identità.
I tuoi genitori, tramite l’educazione che ti hanno impartito, hanno sicuramente influenzato la tua visione della vita, smussando alcune parti di te per farti rientrare il più possibile in un gruppo di appartenenza: il loro.
Poi i maestri, gli amici, il capo, i colleghi, il partner: tutti hanno un gruppo di appartenenza, con valori e principi che li caratterizzano, e che spesso sono diversi dai tuoi. Ma vuoi o non vuoi, devi averci a che fare, è così la vita.
Ora. Hai due modi per rovinarti la vita: lottare per cambiare gli altri e piegarli al tuo modello di vita, oppure piegare la tua identità ai modelli di vita che ti vengono propinati.
Nel primo caso ti inimicherai il mondo, senza mai ottenere il risultato che speri. Nel secondo stroncherai la tua libertà, la tua realizzazione personale, pur di appartenere ad un gruppo che di fatto non è il tuo.
Come fare dunque ad equilibrare appartenenza e identità? Come riuscire ad esprimere il vero te stesso, ma senza per questo escludersi dal mondo o vivere male il confronto con chi è diverso da te?
La felicità: le tue predisposizioni naturali al servizio del contesto in cui vivi
L’unica soluzione che conosco per raggiungere la vera felicità è quella di individuare le tue vere qualità distintive, le tue predisposizioni innate e le capacità che hai acquisito nel tempo, ed utilizzarle per il bene del mondo che ti circonda e delle persone che lo abitano.
Doverti adattare ad essere ciò che non sei produce stress fisico ed esistenziale, e quindi depressione, insicurezza, instabilità. Invece essere te stesso, ma isolarti dal mondo pur di mantenere questa libertà, ti farà sentire solo, incompreso, perché perdi il senso dell’appartenenza, che è un bisogno innato in ognuno di noi.
Quando invece riesci a costruirti una funzione sociale che valorizzi le tue qualità, ecco che stai ottenendo appartenenza e contemporaneamente libertà personale.
Ti sentirai realizzato, sicuro, libero, utile, e otterrai riconoscenza dalla gente, non solo perché farai il bene di qualcuno, ma soprattutto perché trovando il tuo posto nel puzzle della vita, supererai con facilità qualunque critica o confronto di gente che ti vorrebbe diverso o altrove.
La felicità è appartenere senza disperdere la propria identità.
E per farlo devi partire dalla conoscenza della tua identità e comprendere come metterla al servizio del gruppo cui vuoi appartenere.
Questo richiede un lavoro introspettivo, esistenziale e spirituale, che puoi fare dedicando un tempo preciso ogni singolo giorno all’ascolto di te, al silenzio interiore, al confronto con te stesso o con chi ha già vissuto la propria illuminazione.
Gli strumenti sono molti: la meditazione, la contemplazione, la scrittura di un diario, il confronto con un coach, l’ascolto di podcast o video di gente illuminata, la preghiera, le passeggiate nella natura, e persino l’attività fisica ti può aiutare.
Devi solo scegliere di iniziare, e percorrere la strada alla scoperta di te, delle tue qualità, e del modo giusto per valorizzarle, mettendole al servizio degli altri e del mondo che ti circonda.
Conclusioni
È inutile cercare la felicità nelle emozioni passeggere o nell’accondiscendenza ai desiderata degli altri.
La tua vera identità deve emergere, e l’unico modo perché questo avvenga nel rispetto di tutti è utilizzandola per il bene collettivo, per una missione che senti tua e porta giovamento ad un gruppo, ad un “club”, cui apparterrai, e di cui ti sentirai membro utile e importante.
A presto
Luca
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